Come la Chirurgia Plastica Cambiò la Personalità di Michael Jackson

Chirurgia plastica Michael Jackson

La chirurgia plastica di Michael Jackson

L’esempio più eclatante di ricerca della perfezione estetica è sicuramente quello di Michael Jackson, che si è sottoposto ad innumerevoli interventi estetici nel tentativo di aderire a un’immagine ideale tanto vagheggiata e mai veramente raggiunta.

 

Questi ripetuti interventi hanno avuto anche un impatto sulla psiche stessa, operando una trasformazione straordinaria. Come evidenzia la Morfopsicologia, secondo una legge psicobiologica, nel momento in cui cambi l’esterno cambi anche l’interno di te e viceversa.

 

La sua ricerca estenuante della perfezione estetica (o di un modello assoluto e irrealizzabile), si inscrive all’interno di una problematica di tipo psicopatologico.

 

Tutte le volte che sente nascere in lui una qualche frustrazione va ad alimentare la circolarità ritmica e oscillante di una nevrosi ossessiva-compulsiva scandita dal bisogno coercitivo di ricorrere a sempre nuovi interventi chirurgici.

 

Questa dinamica si fissa sempre di più fino a non poterne fare a meno, andando a  configurare una vera e propria “dipendenza da bisturi”.

 

Dietro al bisogno coercitivo di modificare continuamente i propri lineamenti, si può ravvisare l’impeto di pulsioni sadiche e distruttive di un identità perturbata e vacillante (il bisturi è uno strumento aggressivo; tagliare, recidere, eliminare parti di sé ma anche cambiare, trasformare come fa uno scultore con uno scalpello sulla materia da modellare).

 

 

Le Foto di Michael Jackson nei vari anni, mostrano un’incredibile metamorfosi; analizziamo con l’aiuto della Morfopsicologia, quali effetti hanno avuto sulla personalità nel tempo.

Chirurgia plastica Michael Jackson

Gli interventi più rilevanti sono stati:

 

 

  • riduzione dello spessore e della pesantezza delle carni che sono state assottigliate e alleggerite (il modellato si è affinato)
  • riduzione del mento e creazione di una fossetta tipica del bambino,
  • abbassamento delle palpebre inferiori per rendere più grandi e aperti gli occhi; l’effetto di allargare gli occhi rende più simili ai bambini.
  • innumerevoli interventi al naso per renderlo sempre più piccolo, all’insù ed estremamente infantile. Morfopsicologicamente è il naso del “piccolo bambino” affamato di amore e attenzioni e non in grado ancora di ricambiare (dipendenza e affettività immatura).
  • I lineamenti sono stati femminilizzati e resi più androgeni
  • la pelle sbiancata

 

L’insieme del volto appare molto infantile: morfologicamente così tanti lineamenti che rievocano i tratti del bimbo, richiamano a una “fissazione” a uno stadio precedente nello sviluppo dell’io, a quello orale, tipico del bambino e della prima tappa della vita, l’infanzia.

 

Il naso estremamente infantile in un volto adulto segnala che c’è stato un blocco psichico in quella fase di crescita, che non ha permesso di svilupparsi normalmente.

 

Psicologicamente tradisce una certa immaturità affettiva e un grande bisogno di ricevere amore, attenzioni da tutti come un bambino. Psicologicamente il bimbo è completamente passivo-ricettivo all’amore e alle cure dei genitori, può solo ricevere ed è totalmente egocentrico. Solo crescendo imparerà ad occuparsi degli altri.

La ricerca del ritorno all’infanzia

Cosa succede se il bambino non riceve il nutrimento affettivo essenziale o si interrompe il naturale flusso di amore dei genitori?

 

Quando è mancato l’amore necessario delle principali figure di attaccamento, il bimbo, come compensazione di ciò che gli è stato privato, può assumere se stesso come fonte del proprio amore assoluto e – questo può portare al narcisismo.

 

Il meccanismo psichico della fissazione, fa il resto, cioè “blocca” la personalità a uno stadio evolutivo precedente, perché non è stato vissuto e integrato bene a seguito di traumi nel venir meno del necessario nutrimento emotivo-affettivo.

 

La nuova immagine di Michael Jackson rivela una Regressione Narcisistica. Cioè un inconscio che tenta di ritornare a una fase di vita che non è stata vissuta, l’infanzia per riuscire ad integrarla e poter andare avanti. E’ evidente che questo tentativo di ritornare indietro è un blocco a un ritorno involutivo senza via uscita.

Il Narcisismo

 

 

Il termine Narcisismo richiama il mito di Narciso, splendido giovane greco, che specchiandosi nell’acqua si innamora perdutamente della propria immagine fino a morire annegato nel tentativo estremo di abbracciare il suo riflesso e fondersi con l’oggetto amato – se stesso.

 

Il termine esprime quell’attitudine patologica a fare di se stesso il proprio oggetto d’amore, essere completamene assorbiti da se stessi al punto da non percepire minimamente le esigenze dell’altro. Tutto viene riportato a sè e l’altro è solo uno mero specchio, una proiezione di un se stesso scisso e da cui trarre ammirazione e devozione. Lo spazio dell’altro e della relazione dentro di sè, è completamento annullato da un Io ipertrofico che occupa tutto lo spazio.

 

 

Tale situazione psicologica caratterizza lo stadio sano di primitivo narcisismo infantile, quando il bimbo si percepisce come al centro del mondo.

 

 

Questa fase evolutiva se ben vissuta e necessaria come preludio alla transizione all’amore oggettuale, cioè alla relazione adulta con l’altro.

 

 

Ma cosa succede se ci sono problemi in questa fase evolutiva? E quali saranno gli effetti sull’adulto ?

La Personalità Narcisistica

Ecco che per Freud, il riapparire di una collocazione narcisistica dell’investimento libidico sul sé, a scapito dell’altro ( delle relazioni oggettuali), nell’età adulta è indice di una regressione.

 

 

I tratti principali di una personalità narcisistica risiedono in un senso di Sé grandioso e ipertrofico (Kohut), delirio si grandezza, tendenza ad incentrare tutto su se stessi, assenza di empatia per gli altri pur essendo desiderosi della loro ammirazione e approvazione.

 

 

Spesso scelgono attività nel campo dell’ immagine, dell’arte, e dello spettacolo dove possono essere sulla scena, godere dell’ammirazione di un pubblico.  Dove il pubblico adorante, fornisce uno specchio simbolico come nel mito di Narciso, che amplifica ulteriormente l’immagine grandiosa di sé.

 

 

In queste caratteristiche non è difficile ravvedere la star capricciosa e le sue azioni super spettacolari.

 

 

Secondo Kohut nelle personalità narcisistiche il sé grandioso ma patologico è una sorta di compensazione e risarcimento delle intense frustrazioni subite nell’infanzia.

 

Il risentimento e l’incapacità di tollerare l’angoscia alimentano intense pulsioni aggressive, e tendenze paranoiche ( Jackson esprime queste con il timore della contaminazione) a forte traslazione sadico-orale (a livello morfologico si ritrova nel carattere somatico della bocca grande e dentatura forte).

 

Cerchiamo di analizzare la sua storia familiare di Michael Jackson e capire cosa può aver influenzato in lui questa dinamica.

Il compito gravoso del genio di famiglia

Nelle storie di queste persone ricorrono con frequenza figure genitoriali cronicamente fredde, con aggressività dissimulata o espressa e malevola. Spesso crescono in ambienti in cui portano il peso della realizzazioni delle aspirazioni familiari. Molto di loro si sono trovati a recitare la parte del “genio” di famiglia durante l’infanzia, compito gravoso a cui non è stato corrisposto un eguale riconoscimento affettivo.

 

 

Michael Jackson è stato fin da piccolo indicato come un fenomeno, anche se, egli dichiara di non aver mai avuto un’infanzia, ma di aver vissuto un incubo totale. Ha sofferto dell’estrema severità del padre, che lo picchiava e lo trattava come uno strumento per produrre soldi. Il suo lavoro lo impegnava molto e gli impediva di giocare e vivere la sua infanzia come gli altri bambini.

Le sofferenze affettive secondo la Morfopsicologia si riflettono soprattutto nella parte centrale del viso, che comprende naso, guance e zigomi. Gli ``appiattimenti`` segnalano i colpi ricevuti dalla vita e anche il naso ricettore dei sentimenti, che nella medicina cinese rappresenta il cuore, ha molto da dire sul vissuto emotivo. Quando si vive dei traumi affettivi, le narici tendono a chiudersi come sistema di difesa, quando invece sono molto aperte rivelano vulnerabilità e assenza di sistemi di protezione.

Chirurgia plastica Michael Jackson

L’affettività narcisistica

Il piano affettivo di Michael Jackson, è piuttosto appiattito e soprattutto il naso è quello che ha subito maggiori cambiamenti; questa zona del viso riflette la problematica affettiva.

 

Ogni operazione chirurgica nasconde un bisogno inconscio; è evidente qui la problematica di natura relazionale – affettiva

 

I ripetuti interventi, in particolare sul naso su cui ha così ha davvero infierito, rivelano una natura “cruenta” autolesionista, un certo “sadismo”; lo sfogare su di se pulsioni aggressive non elaborate e ancora ustionanti a livello psichico (ha forse proiettato le pulsioni sadiche- aggressive introiettate dal padre, che lo picchiava, nel tentativo di liberarsene ?).

 

Intervento dopo intervento, il naso diviene sempre più piccino. Un naso così  rivela una profonda immaturità affettiva; diviene disarmonico con il resto del viso; c’è un blocco; fragilità interiore, dipendenza dagli sguardi altrui ed instabilità emotiva.

E cosa dire degli occhi tanto grandi?Resi ancora più grandi della plastica?

Nei bambini gli occhi appaiono molto più grandi e aperti. Sono spalancati sul mondo, assorbono tutto quello che c’è  senza filtri, ma non ancora capaci di rielaborare a livello mentale quello che avviene all’esterno.

 

Jackson con questa modifica perde la capacità di interiorizzare. Rendendolo completamente identificato alla realtà esterna con il suo ruolo e personaggio. Non c’è più la presa di coscienza.

 

E cosi quando l’angoscia lo assale, ( gli occhi sono stati allargati impedendo così sempre più il processo di interiorizzazione) cercherà una soluzione “esterna” invece di guadare dentro di sé, e cioè  un cambiamento di forma, che lo porterà ad accentuare e sviluppare sempre più le componenti infantili come se la sua ricerca fosse di ritornare all’infanzia, per recuperare il piccolo bambino che è stato represso e che non è stato amato.

Il Complesso di Peter Pan: il mito del bambino che non vuole crescere

 

 

Michael Jackson, in questo suo tentativo involutivo, si trova ad incarnare il Complesso di Peter Pan (Jean Spinetta, Paolo Morselli, “Mieux dans sa peau”, 2004).

 

 

Peter Pan è il fanciullo che non vuole crescere, che pensa solo a divertirsi, completamente identificato con il mondo dei bambini, vive solo nel presente, rifiuta il tempo che scorre.

 

 

Michael Jackson infatti, non vuole invecchiare ma rimanere per sempre giovane; ha una struttura iperbarica per arrestare il tempo. Il mondo degli adulti simbolizzato dalla controparte di Peter Pan, capitan Hook, è visto come pericoloso, cattivo, persecutorio, come quegli adulti che non hanno saputo amare il bambino Michael e impedito la sua crescita serena.

Michael Jackson si è identificato al mondo fantastico e irrazionale dei bambini; ha creato un suo immenso parco giochi. Vive e si circonda di un mondo di bimbi, vuole far giocare il suo bambino interiore, che non ha potuto esprimersi.

 

Ora osserviamo la parte bassa del volto (mento, mascelle) che non è infantile come le altre parti, e contrasta con queste: il piano istintivo sede delle pulsioni; è tonico, con una mascella stenica e quadrata e una dentatura forte; denti grandi che accentuano una gran voglia di affermarsi “mordere la vita” e anche una certa dose di aggressività che ha sublimato nel canto ma forse c’è anche altro più pericoloso:

 

la base del viso parla della volontà, di spinte realizzative e attive, degli istinti come la sessualità;

ll volto è infantile tranne nella parte bassa del viso che è molto tonico, possiamo ipotizzare che la sua sessualità non è quella del bambino però, gli oggetti su cui si riversa possono essere infantili ma la pulsione istintiva è più attiva, concreta e venata di una certa “aggressività” (mascella squadrata e tonica, denti grandi e forti).

 

Si evidenzia una tendenza sadico-orale, dato dal fatto che i primi oggetti introiettati erano cattivi, il padre lo picchiava, con conseguente frustrazione orale e desiderio di mordere per distruggere gli oggetti cattivi, e conseguente  fissazione sadico-orale).

 

Quando è frustrato perché non ottiene l’attenzione che vuole, o il mondo non si conforma al suo volere; è un bambino che “morde” sadismo orale. Le reazioni possono essere aggressive e ossessive verso l’oggetto del suo amore.

 

Sembra abbia allestito una sorta di museo degli orrori, in cui proietta un aspetto morboso di sé e la concezione del mondo come pericoloso tipica del complesso di Peter Pan.

 

 

Chirurgia plastica Michael Jackson

 

Jakson è immerso in un mondo virtuale di proiezione dei suoi fantasmi. Il suo sforzo attraverso la chirurgia estetica è quello di trascendersi, rendendosi sempre più un personaggio virtuale, androgino, efebico; componenti che richiamano l’indifferenziazione sessuale tipica dell’infanzia. Perche inconsciamente vuole ritornare e vivere l’infanzia che non ha avuto,  in un meccanismo di compensazione e regressione

 

Freud parlava di coazionere a ripetere, come di un meccanismo dell’Inconscio che ci spinge a ripetere, delle esperienze quando non sono state vissute ed integrate bene.

La Morfopsicologia con l’aiuto della Psicoanalisi rivela nel Volto di Jackson il meccanismo dell’Inconscio, che opera perché un blocco irrisolto si cristallizzi nelle forme del viso e del corpo.

 

Il viso è la proiezione dell’Inconscio, come la maschera teatrale che nasconde/rivela la persona: due facce dello stesso volto.

 

La chirurgia plastica in questa eccezione,  non è altro che lo scalpello, uno strumento di cui si serve il nostro “scultore interiore”, l’Inconscio per proiettare la deriva psichica nel tentativo di risolvere il conflitto.

 

È questo l’esito della metamorfosi di Michael Jackson: il nuovo viso come nel mito di Narciso che si specchia nell’acqua…è uno specchio deformato in cui si riflette il suo complesso, che piano piano lo inghiotte e lo dissolve…

 

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